#23 Salite sulla cattedra

Ogni tanto, quando sono in cerca di un piccolo rincuoro, mi (ri)guardo il film L’attimo fuggente. In realtà, se non ho troppa voglia, vado diretto al momento che mi interessa, quando il professor John Keating (Robin Williams) sale sulla cattedra e dice: “Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare. Ecco, quando leggete, non considerate soltanto l’autore. Considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice ‘molti uomini hanno vita di quieta disperazione’, non vi rassegnate a questo. Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno! Osate cambiare, cercate nuove strade“. La guardo spesso questa scena, abbastanza da ricordare sempre a me stesso quanto, alle volte, sia indispensabile cambiare punto di vista. Ma anche semplicemente, senza troppi artefici, come può essere stendersi sotto un cielo stellato.

Allora, prendo il taccuino e appunto tutte quelle frasi, momenti, citazioni, che fanno, insieme, la corda a cui spesso il mio spirito s’appende.

Uno: il viaggio.

Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto  inventato. È un romanzo, nient’altro che una storia fittizia. Lo dice Littré, lui non sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita.  – Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

Due: il cammino. 

Questo è il racconto di un viaggio a piedi che può servirvi da guida ma è anche per incitarvi a mollare gli ormeggi e andare, perché camminare rischiara la mente, conforta il cuore e cura il corpo. – Paolo Rumiz, A piedi

Tre: il destino.

In genere il destino si apposta dietro l’angolo, come un borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti della lotteria, le sue incarnazioni più frequenti. Ma non fa mai visita a domicilio. Bisogna andare a cercarlo. – Carlos R. Zafon, L’ombra del vento

Quattro: l’amore.

Ci si innamora così, cercando nella persona amata il punto a nessuno rivelato, che è dato in dono solo a chi scruta, ascolta con amore. Ci si innamora da vicino, ma non troppo, ci si innamora da un angolo acuto un poco in disparte in una stanza, presso una tavolata, seduto su un gradino mentre gli altri ballano. – Erri De Luca, Tu, mio

Cinque: il ritorno.

Dave Eggers, Conoscerete la nostra velocità (tutto il libro)

Sei: La bellezza. 

Scena tratta da This Must Be The Place, Paolo Sorrentino

Questo post è dedicato a chi capirà e a chi cercherà di capire. A chi fugge, e ancor di più a chi resta. A chi non si guarda mai indietro. A chi viaggia, senza uscire di casa. A chi perde tempo, e se lo chiede. A chi è con le spalle al muro, ma ce la farà comunque. A chi inizia a ricordare. A chi è andato e che, prima o poi, tornerà.

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